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E questo è forse il punto della questione. La maggior parte delle amministrazioni vedono noi povera plebaglia come elemento di disordine da tenere a bada e hanno instaurato un atteggiamento di distanza che ci ha portati, a seconda dei casi, ad avere poco riguardo della cosa pubblica. Detto così è troppo semplicistico, ma non è un caso che in certe realtà la cultura ha mantenuto sostanzialmente la funzione che aveva al tempo dei romani, quella di panem et circenses. Credo che una città come Lecce, ad esempio, sia vicina a quel concetto arcaico di intrattenimento pubblico. Mi si dirà che è semplice sputare merda da lontano e che ha poco senso prendere come paragone Bologna o altre
città del settentrione più ricche o che ne so. Va bene, voglio fare l'americano in vacanza, ma il confronto è proprio quello che servirebbe a noi tutti per portare aria nuova e svecchiare una situazione che se non fosse per quei pochi illuminati sarebbe devastante (vedi CoolClub). E poi i soldi non c'entrano niente, anzi sarebbe un modo per farne a palate. Sarò ripetitivo e scontato, ma questo è un appello a chi ci tiene che il Salento non diventi solo pizzica e tradizioni, ma anche un luogo aperto ad altro. Ce lo meritiamo e il momento è propizio. E sarebbe ora che iniziassimo a guardare oltre il nostro naso per non cadere vittime di certe frasi stupide del tipo “io che ci posso fare?”. Puoi fare, puoi fare!
Tone
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Tone
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