domenica 15 novembre 2009

Atlas Sound - Logos

Credo che se c’è una cosa per cui ricordare questo ultimo anno zero è il pop fusoide di gente come Atlas Sound, Animal Collective e Dirty Projectors. È in assoluto uno dei distretti più interessanti da frequentare in questa fine di decennio.
E Bradford Cox, questa specie di grissino che vedete in foto, è uno dei personaggi più singolari di questo momento.
Logos. Ci arriviamo un po’ in ritardo ma la menzione è d’obbligo perché il disco finirà nella top something di fine anno odeliana ed è ascolto consigliato da Odelay.
Chi già conosce Deerhunter, il più noto gruppo di Bradford Cox, ci aggiunga un po’ di sperimentazioni in più nell’impasto, rumorismi, fingerpicking sbilenchi e una maggiore varietà nei suoni e si può avvicinare all’idea di Atlas Sound. Quindi soluzioni molto diluite, drones, sporcizia e riverberi a coda lunga, impianto ancora dreamy folk /shoegaze, come in Deerhunter appunto. Si aggiungano poi collaborazioni di assoluto rilievo come Panda Bear di Animal Collective e Letitia Sadier di Stereolab, che è garanzia assoluta di qualità e intellettualità. Se Letizia l’ha data a Bradford, un motivo ci sarà. E il motivo è che Cox non è uno come gli altri. Te ne accorgi perché non fa cose sbalorditive eppure ti tocca sempre i nodi più sensibili, dove pochi sanno arrivare.
I momenti del disco sono proprio quelli con gli ospiti deluxe: la Walkabouts con Panda Bear, che è un gioia tenuta segreta in qualche scrigno dei 60 più caleidoscopici e Quick Canal, con la Sadier, praticamente gli Stereolab remixati da Cox. Ma c’è dell’altro, vedi Shelia o la title track Logos, che è un po’ un altro bel brano di Deerhunter. Poi sì senza dubbio anche qualche momento un po’ più narcotico in cui il livello forse cala un po’, assieme alla palpebra. Ma magari addormentarsi sempre con queste nenie!
Altro pop, sempre pop!

rico

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