venerdì 1 aprile 2011

Bilancio consuntivo del primo trimestre del 2011 in musica

Mi faccio contabile a fronte di un fenomeno alquanto deplorevole: la mancata uscita di dischi di un certo valore da qualche mese a questa parte. Per non parlare della non riuscita dei nuovi lp di band attesissime come Radiohead, Strokes, e forse pure Fleet Foxes (che sto ascoltando in questo momento). Con un'operazione del tutto anomala, a questo punto dell'anno, mettiamo a confronto la musica del 2011 con quella del 2010 e otteniamo, anche in proporzione, una vittoria schiacciante da parte degli album usciti l'anno scorso. Quale sarà il contraccolpo psicologico per l'indierocker tipo? Si sarà reso conto di quest'annus (o trimestre) horribilis o avrà confuso le carte dicendo che però questo è l'anno di James Blake (in realtà il genietto inglese aveva già tirato fuori cose notevoli prima di Natale) e di Toro y Moi (per carità, non ditelo ad Ariel Pink che gli va a pisciare sulle scarpe da tennis - e io con lui). Non ci resta che incrociare le dita e sperare bene per la restante parte del 2011, oppure:
1) provare a guardare oltre il proprio naso, alla roba che viene dall'Africa o dal Sud America (non male per esempio questo Chancha Via Circuito);
2) vestirsi bene e andare nei club, che l'età per fare i vitelloni giovanilisti e goderecci finalmente ce l'abbiamo (io ci sono pure andato a vedere i Bloody Beetroots, a costo di prenderle dai miei alunni e dai loro amici); e comunque se andare a ballare può essere da pischelli, far muovere il culo è da gente con esperienza, vedi tipi come Isolèe;
3) banalmente, ascoltare i grandi del passato e riscoprire quelli rimasti in ombra (Willie Wright);
4) continuare ad ascoltare roba recente e dimenticarci della scansione dell'anno in 12 mesi (ma chi è che ha detto che l'ultimo di Sufjan non è bello? Pazzo!).

Dedico questo post a Rico che gli voglio tanto bene.

Brasi

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