mercoledì 28 ottobre 2009

2 kiakkere con ... Andrea Litti

Andrea Litti è il tipo magro col berretto che avete trovato in tutti i concerti più zozzi degli ultimi 20 anni della provincia. E’ una colonna portante dell’underground leccese. Praticamente è come se ci fosse sempre stato. Era uno dei nomi di personaggi alternativi che sentivo nominare 15 anni fa, tempi di medie/liceo quando sti nomi erano ancora solo nomi senza volto e per questo avvolti nel mito. Andrea è durato nel tempo, inossidabile, sempre con la stessa voglia e lo stesso spirito e un mito, in qualche modo, lo è rimasto.
Faccia pulita, no piercing no tattoo, in bilico tra straight edge e bravu vagnone de lecce. Suona durissimo ma non ce la farà mai ad essere un cattivo! Mah, poco importa per uno che in qualche modo ha già fatto storia. Chitarrista per numerose band,“agitatore”, organizzatore e fonico, oggi anche voce con i suoi Shank.
Se oggi il rock alternativo salentino ha qualcosa di importante da dire è merito di gente come Andrea Litti.
Dunque mi sembra doveroso parlare di questo figuro per omaggiarlo e per capirne di più sulla nostra situazione attuale. Ci siamo fatti sue chiacchiere, che sono un piccolo documento di storia del punk e del metal autoctono. La zuppa è lunga ma saporita, vale la pena.

R: Ciao Andrea, per cominciare facci un riassunto della tua carriera da musicista.
A: Ciao Federico, allora: nasco 34 anni fa, passo un'infanzia segnata dall'ascolto di Duran Duran e Michael Jackson e dalla visione di Superclassifica Show e Deejay Television, conosco il metal tramite le copertine dei dischi degli Iron Maiden collezionati da un cugino più grande quando facevo le medie, poco dopo vengo a conoscenza del fatto che un altro cugino suona la chitarra e ascolta metal e da lì tutto in discesa: accumulo quintali di cassette (molte delle quali ascoltate sì e no una volta), decine di vinili (questi invece, almeno per i primi anni, comprati sempre se e quando ne valeva la pena), pagine e pagine di riviste specializzate (il caro vecchio H/M!!)...
A: A 16 anni compro la mia prima chitarra, poco dopo metto su la mia prima band, gli Antitetanica (?!?), con il caro amico Gianni che oggi mi fa compagnia negli Shank, e da lì in poi è stato un susseguirsi di progetti più o meno longevi e riusciti, tra i quali mi preme ricordare i D.I.A., trio autore di uno schietto grindcore alla primi Napalm Death, coi quali abbiamo realizzato un 7" e partecipazioni a varie compilation (inter)nazionali di grind-crust-hc super underground e DIY, oltre a nu paio di mini-tour italiani. La band è esistita tra il '94 e il '98 più o meno, e facevamo roba piuttosto ostica per l'epoca: avevamo un repertorio di circa 40 canzoni della durata media di 40 secondi!
Nel ’97 ho formato gli Shank (foto), dei quali io e Max siamo gli unici membri originali rimasti. Dopo duecento concerti, due dischi, un terzo in arrivo, quasi una decina di persone entrate e uscite dal gruppo e dopo oltre 10 anni non abbiamo ancora tanta voglia di smettere.
Da qualche anno lavoro come fonico/tecnico audio in proprio e alle dipendenze di altri service, inoltre collaboro con un po’ di locali salentini e pugliesi per vari aspetti legati all’organizzazione di concerti: booking, promozione eccetera.
R: minchia Andrea avevo detto un riassunto... E comq Antitetanica perfetto mix tra punk e metal, era già tutto scritto in quel nome eheh..

R: Quando ero piccolo per me eri un prototipo di alternative kid, ma non mi sembravi proprio un metallaro… - specie se consideri che vengo da un paese metallarissimo e rozzo, Galatone, dove metal significava Iron Maiden e Metallica…
A: Beh in effetti i capelli lunghi e il chiodo non li ho mai portati, ma nemmeno tatuaggi, piercing, pettinature strane o altre cose da prototipo alternativo haha...
R: Eheh, sisi, ma infatti ti vedevo come un un indie kid, mi era difficile metterti accanto a quei metallozzi che conoscevo (poi vabbè cazzo vuoi che ne capissi a 13/14 anni!). Insomma, dove ti collocheresti tu all'interno dello spettro dell' "hard'n'heavy"? Quali sono invece i generi metal che ti fanno cacare? Ce ne saranno, spero!
A: Guarda a me il Metal piace soprattutto nelle sue varianti estreme tranne il 99% del black metal, poi non mi dispiace l’hair metal anni ’80 e i mega gruppi tipo Iron, Judas, Van Halen, Black Sabbath... mentre invece non sopporto quasi per nulla il power, il prog, le mutande di pecora, le spade, i dragoni e le masturbazioni soliste fini a se stesse.
Riguardo invece al punk-hardcore mi piace tutto il filone “post-” generato dai Neurosis, le robe matematiche alla Botch, Converge o Dillinger Escape Plan, la vecchia scuola italiana (Wretched, negazione, Raw Power) e statunitense (Minor Threat, Negative Approach), gli incroci col metal, lo straight edge...

R: Giorni fa ho saputo di un gran concerto con questi Amia Venera Landscape. Cosa c’è in programma per i prossimi mesi?
A: Sì gli Amia sono un sestetto veneto che si ispira a Cult Of Luna e Isis e si sono resi protagonisti di un vero concertone lo scorso sabato 10 ottobre all’Istanbul cafè. Questo è il terzo anno che do una mano al locale per la programmazione di musica “tosta”, rispetto alla stagione scorsa ci saranno meno eventi, purtroppo ci siamo scontrati con la disattenzione del pubblico verso eventi che non contano il “gruppone” in cartellone, quindi l’anno scorso molti concerti di alta qualità ma con nomi troppo underground o con gruppi locali comunque molto validi sono stati disertati... Quest’anno tra Istanbul cafè e Atrax club di Martignano dovrebbero passare da queste parti To Kill, Infernal Poetry, Valerian Swing, Strength Approach, Natron, Doomraisers, Southborn (tutti questi gruppi sono reperibili e ascoltabili su myspace, non fate i facebookinari e andateveli a cercare!) e altri nomi su cui stiamo ancora in fase di discussione...

R: Qui a Lecce, sai meglio di me, ci sono ottime potenzialità, ma c’è un grosso problema, un unico cazzo di enorme problema che blocca tutto: mancano i locali per i live, club, capannoni ecc. Sono convinto che se avessimo i locali giusti potrebbe esplodere qualcosa. Come dobbiamo fare?
A: Guarda mi trovi parzialmente d’accordo, perché secondo me ad esempio un posto come l’Istanbul se stesse a Lecce farebbe ben altri numeri, ma secondo me è grave anche il fatto che il pubblico è stato fin troppo abituato ai concerti gratuiti e non è disposto a spendere soldi per andare a vedere un concerto e anche dieci euro spaventano e ti fanno restare a casa anche se ti perdi uno spettacolo coi controc**zi. Sai quante volte con Marco dell’Istanbul ci facciamo le pippe su quanto sarebbe bello portare qui questo o quel gruppo che però costa anche solo 1500-2000 euro e non possiamo scommettere sul fatto che verrebbero a vederlo 200 stronzi a 10 euro?

R: Come ti pare che vadano le cose musicalmente qui in Salento? Io vedo un po’ di rassegnazione a questo stato di immobilità, che naturalmente non è di responsabilità dei gruppi. E sembra che vada tutto a puttane. Poi non vedo molto ricambio ultimamente.
A: Dipende. Nel Metal in questi anni sono nati tanti gruppi, anzi, rispetto a due-tre anni fa ci sono molti più ragazzi che suonano, certo in maniera molto instabile e precaria (a volte ci si deve sbattere mesi per trovare una sala prove decente!), e poi sicuramente manca una certa “professionalità” nel rapportarsi ai live che ad esempio è molto più sviluppata a Bari, e che va dalla ricerca dei suoni alla maniera di comportarsi su un palco e durante un check, con tutto quello che passa di mezzo. Ripeto: a me sembra che ci sia poco supporto da parte del pubblico, che smuove il culo solo per la bella “situazzione” o se suonano gli amici o il gruppo grosso. E possibilmente gratis!

R: Domanda nostalgia. Confronto tra anni Zero e anni Novanta. Cosa c’è di meglio ora rispetto ad allora, se c’è? Cosa è andato perso?
A: Ci sarebbe da spendere un giorno per rispondere a questa domanda... Negli anni ’90 nel Salento c’erano i Centri Sociali, le situazioni autogestite, tirare su un concerto era più facile, c’era molta più improvvisazione, ed era tutto più ruspante e genuino ma meno professionale e giravano ancora meno soldi di oggi... Molti di noi non hanno saputo cosa fosse una cassa spia per molto tempo, all’epoca mi ricordo che era pratica comune usare come impianto voce l’amplificatore più grosso, a cui si collegavano in genere microfoni di scarsissima qualità che al confronto le cineserie di oggi sono come i Neumann da 3000 euro!
Oggi per un certo verso c’è più consapevolezza su come funzionano le cose, i gruppi un po’ più bravi e che si sanno muovere riescono a suonare più facilmente fuori dagli angusti confini provinciali... nei 90’s ogni volta che un gruppo di amici andava a suonare fuori (che poi per noi “fuori” significava già Taranto o Bari...) ci sembrava chissà cosa, mentre ora con qualche conoscenza giusta riuscire a spostarsi per lo meno nelle regioni del Sud è più semplice. Quand’ero un giovane “musicista” (?) alle prime armi chi possedeva un combo da 100w o la batteria con la doppia cassa veniva già guardato con rispetto e ammirazione come se fosse su un livello superiore, oggi invece vedi ragazzini con mega-ampli valvolari che io sono riuscito a permettermi solo mettendo da parte i soldi del servizio civile a 27 anni! Cioè, la morale della favola è: oggi per chi suona le potenzialità sono maggiori, ma per un fatto strettamente culturale non si sono ancora sviluppate come in altre città italiane dove certe situazioni si sono già cementate, quindi credo che purtroppo dovrà passare altra acqua sotto i ponti.
R: ok, Andrea, grazie, tra 10 anni tiriamo di nuovo le somme.

rico

1 commento:

  1. solo chi non lo conosce davvero può pensare che non sia cattvo.

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