sabato 30 ottobre 2010

Un libro ogni tanto: GENERAZIONE A

“Volevamo tutti che tornassero le api, ma nel profondo del cuore nessuno pensava che ce le meritassimo; ed ecco che io ne avevo appena ammazzata una”.
Diana

Einstein disse che se le api scomparissero alla terra rimarrebbero qualcosa come quattro anni di vita. Niente impollinazione, niente flora, niente frutta, niente più niente. Qualcuno vorrebbe contraddirlo? Non credo.
In Generazione A di Douglas Coupland le api hanno mandato a cacare il mondo e gli uomini. Un mondo schiavo di computer e palmari, asfissiato dalle informazioni e con una costante paura per il futuro. Se non fosse per le api che ancora ci ronzano attorno sembrerebbe davvero il nostro mondo, quello attuale. Un posto – quello del libro - in cui dal biologico si è passati all’artificiale e si mangiano mele croccanti al sapore di mela. Un tempo in cui domina il Solon, un farmaco crono-repressivo, che aiuta ad accettare la solitudine e modifica la percezione del tempo, facendolo scorrere più velocemente.
Un giorno però le api ricompaiono, cinque precisamente, e pungono altrettanti individui sparsi per il mondo. Zack, un coltivatore di mais americano, Julien, un nerd parigino fissato con World of Warcraft, Samantha, una neo-zelandese in crisi d’identità, Diana, una canadese pseudo-fanatica-religiosa affetta dalla sindrome di Tourette, e Harj, un centralinista dello Sri Lanka che parla come un centralinista e ha perso la famiglia per uno tsunami.
Ma perché proprio loro?

In Generazione X Coupland voleva raccontare i suoi anni novanta. Letto da un italiano quel libro oggi sembra descrivere perfettamente quello che stiamo vivendo noi seppur nel 2010. Un monumento generazionale che vi consiglio di comprare subito, se non l’avete ancora fatto.
In Generazione A i tempi sono ovviamente cambiati. Sono arrivati i social network e le relazioni virtuali sono diventate morbose, una droga dalla quale quasi tutti siamo ormai dipendenti. L’unica cosa che può salvarci sono le storie, con la loro forza di avvicinare, dare ordine e senso a delle vite che nonostante tutto hanno ancora tanta roba in comune. E raccontarcele è l’unico modo per scoprire cosa, come e perché.


Tone

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