lunedì 27 luglio 2009

Due chiacchiere con Congorock

Congorock è un virtuoso dj producer ex chitarrista punk hardcore screamo. E' uno di quelli che "ce l'ha fatta", nel senso che ce l'ha fatta proprio a tutti, perchè a un certo punto se ne va a milano e trova fortuna diventando il più famoso salentino nel mondo alternative. Mentre gli altri stanno a guardare lui è lì a dirigere le folle di hipster e pastomani di tutto il globo. In cartellone con i nomi più glam dell'elettronica attuale. Il filone è quello di Justice, giusto per avere un'idea, ma più spesso viene accomunato al giro italiano di Bloody Beatroots e Crookers, che ormai sono star conclamate. Musica fintocafona che vi potrà molto ricordare i momenti più un tzi un tzi della vostra adolescenza, quando vi credevate al centro del mondo ed eravate solo al centro del Tagadà.
In occasione della sua discesa allo Streamfest del 6 agosto facciamo conoscere questo volto ancora poco noto qui da noi (nemo profeta in patria semper!) e ci facciamo due chiacchiere col nostro amico Rocco "Congorock" Rampino. La sua esperienza di producer interstellare venuto dalle campagne ci potrà dire qualcosa in più sulla nostra condizione.

Io: Per prima cosa spiega ai terroncelli che leggono il blog di Odelay cosa è successo negli ultimi anni con questo giro di italiani che stanno spaccando nel mondo e che comprende te, Crookers, Bloodybeatroots ecc. Che roba è? Spiegaci un po' il successo, come mai.
Roccu: Io ho cominciato tutto una volta trasferitomi a Milano, poco dopo aver lasciato due miei ex gruppi (La Quiete e The Death of Anna Karina). Avevo gia' da tempo passione per elettronica, dance et similia, infatti avevo mosso i primi passi giu' a Lecce con Populous e bazzicavo la discoteca (intesa come collezione di dischi, ma anche no) a casa di Kosmik a Squinzano... Una volta trovatomi "da solo" a Milano la prima cosa che mi e' venuta spontanea e' stata quello di suonare come dj, anche un po' per mancanza d'altro. Quando ho avuto abbastanza tempo per ricominciare a smanettare col computer e fare mie produzioni, quasi immediatamente ho conosciuto Bob che cominciava il progetto Bloody Beetroots. Lui gia' allora era un produttore con una decina d'anni di esperienza in studio alle spalle, io ero assolutamente fuori allenamento, ma nonostante questo mi ha chiesto di collaborare. Dopo il primo pezzo fatto insieme ho avuto i primi feedbacks positivi su alcuni blog specializzati, dopodiche' ho fatto delle cose da solo che hanno girato su internet, grazie alle quali e' arrivato il contatto da Fool's Gold, la mia etichetta. Ho cominciato a pensare seriamente di dedicarmi a questo a tempo pieno. I Crookers li ho conosciuti un po' dopo ma anche con loro abbiamo collaborato sin dall'inizio, sia nelle serate e anche in produzione ultimamente. MI sento privilegiato per il fatto di aver condiviso con loro sin dagli inizi questo momento di successo per l'elettronica italiana, speriamo che duri (per tutti). La ragione del successo non saprei spiegartela, alcune cose funzionano e basta, pero' credo che buona parte del merito stia nell'originalita' e nella voglia di tentare qualcosa di nuovo. Poi ti assicuro che questo successo puo' essere interpretato come un riscontro "globale" o generalizzato ma per alcune realta', la nostra proposta e' ancora qualcosa di duro da digerire.

Io: Ora Diplo e Switch se ne escono con questo Major Lazer che porta il sound giamaicano negli ambienti cool e hip. Come mai un souno così cafone sta spaccando anche negli ambienti più chic?
Roccu: Diplo e Switch sono garanzie assolute. Switch e' il migliore produttore arrivato dopo Timbaland,. Il disco di Major Lazer e' davvero sperimentale, se arriva a delle orecchie nuove magari imparano qualcosa! Di certo sara' consistente la porzione di persone che lo ascolteranno per partito preso perche' avranno percepito l'aura di "tendenza" attorno ad esso, ma non ci vedo comunque nulla di negativo. Meglio Major Lazer di qualche cagata effettiva.


Io: Il tuo moniker riassume la tua storia (congo+rock). Sei nato con la chitarra elettrica e con l'hardcore punk. Poi passi all'elettronica, all'alternative house o come diavolo si chiama. Ora so che sei vicino alle vibes afrogiamaicane. E' così? Nostalgia di casa?
Roccu: Sempre.


Io: Ai punk rocker locali il reggae è stato sempre un po' sul culo, e lo sai bene essendo nato nel Salento underground. Questo è successo non solo perchè loro ci sono riusciti e noi no, ma anche perchè loro sembrano tutti un po' deficienti e senza una coscienza musicale. I rocker devono rivedere questi pregiudizi?

Roccu: Come dici tu stesso secondo me sono dei pregiudizi. Il mio passato a Lecce e' stato piu' nel giro rock e sin da allora percepisco una diffidenza di fondo nei confronti nella scena raggae, da parte dei "rockers" che secondo me ha che fare piu' con gli schieramenti adolescenziali tipo "metallari" conto "raggae" et similia. La cultura legata alla musica raggae e' profondissima, legata a decenni di storia, musica, filosofia e via dicendo... Mi piace pensare che parecchie persone che frequentano le dancehall in Salento colgano anche gli aspetti extramusicali del raggae, ma anche no, nel senso se uno si vuole divertire senza sapere un cazzo, credo sia un suo sacrosanto diritto. Basta che non sporchi le pinete e la spiaggia.
Io: Mi stai dando del metallaro?! Kill' em all!

Io: Dicci la tua opinione sui Sud e sul reggae salentino. E' musica autentica? Ne esce mai di buono? In cosa dovrebbe crescere?
Roccu: Credo che rappresenti una risorsa del Salento, sicuramente una cosa autentica e consolidata ormai in 15/20 anni di tradizione locale. Resa magica da un posto come pochi altri al mondo. A livello di produzioni a parte poche eccezioni non ho mai sentito cose che mi hanno sconvolto, ma l'atmosfera delle feste giu' da noi e' davvero qualcosa di irrepetibile in altre circostanze. Federico ma perche' tutte queste domande sul raggae, ti hanno mazzisciato a una dancehall e ce l'hai con loro?
Io: veramente gliele ho suonate a quei pidocchiosi! W Paul Di' Anno!

Io: E cosa pensi invece dell'indie locale e del fatto che rischia di andare tutto a puttane? Da un lato ottimi dischi come Girl With the Gun, Thousands Millions, Tuma in Italia non se li filano. Neanche Populous mi sembra più sulla cresta dell'onda... Dall'altro bands con ottimo potenziale come Spread Your Legs o Cast thy Eyes e rischiano di morire per l'indifferenza di tutti. Rocco, dacci un antidoto!
Roccu: Mi sembra una visione abbastanza pessimistica delle cose, il primo antidoto e' quello di abbandonare questo disfattismo! Come dici tu abbiamo ottime band, siamo solo penalizzati a livello geografico per il fatto che prima di arrivare nei grossi centri bisogna farsi 300 km (e arrivi a Foggia), ma hai nominato dei gruppi che hanno avuto sempre avuto ottimo riscontro di critica e pubblico una volta "fuori". A chi comincia a suonare, consiglio, ovviamente dopo aver scritto dei capolavori che cambieranno la la storia della musica, di abituarsi all'idea di essere sempre in giro a portare la propria musica, anche a costo zero, se serve.. Seconda cosa, consiglio di prendere esempio dai gruppi di cui sopra (a cui aggiungo i Superpartner) che hanno creato dei sound davvero personale e al passo coi tempi, completamente svincolato da quel rock all'italiana che ha dato vita (IN SALENTO) a un bel numero di band stilisticamente anacronistiche. Internet esiste, scaricate tutto quello che esce giorno per giorno, non avete piu' scuse.
Io: si si, la fai facile tu...

Rico

2 commenti:

  1. Sono d'accordo con congorock su parecchie cose:
    disfattismo in primis...
    purtroppo per far apprezzare l'Indie bisogna caricare un pullmino con tutti gli strumenti e partire all'assalto del Nord x far vedere che ci siamo...
    purtroppo in Puglia ed, in particolare nel salento non vedo tutto qst movimento indie (maletettu reggae e notte della taranta varie)...
    ci sarebbero miliardi di cose da dire, ma sarebbero soltanto parole...
    un saluto...C
    Cesco

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