lunedì 30 novembre 2009

Il ritmo del tacco e lo stile salentino

Come abbiamo visto due post fa con “Un due tre stella”, cominciano a fiorire i primi Principi Attivi, vanto della gloriosa stagione Vendola – glorioso in particolare il suo assessorato alle politiche giovanili. Cosa resterà di tutto questo dispiegamento di forze non lo sappiamo, ma sono fiducioso che qualche radice buona l’abbiamo affondata.
Il Ritmo del Tacco (Manni Editore) è il nome azzeccato, appunto, di un “principio attivo” di tre giovanissimi paesani (Aradeo). Un book mezzo didascalico mezzo celebrativo che racconta dei protagonisti delle rivoluzioni parallele della musica salentina a cavallo tra i due millenni e dei carismatici protagonisti, capipopolo e capibanda che le hanno guidate. Musica popolare e pizzica, reggae/ragamuffin/patchanka, etno-balcanica e ora anche jazz. …Insomma, tutto il meglio del nazional-popolare made in Salento eheh.
Scherzi a parte, l’operazione ha il merito di andare a coprire un vuoto e ci volevano dei ragazzi appena ventenni per cucire assieme delle storie a loro modo molto importanti per questa terra. Possiamo dire quello che vogliamo, ma i Sud Sound System (qui in foto, quanto so' brutti!) hanno preso una regione del sud un po’ anonima e l’hanno rivoltata dandogli voce e personalità. Così Cesare dell’Anna, che ha importato un genere musicale praticamente dal nulla con la sola imposizione della tromba. Ora il giovane Raffaele Casarano, che fa parlare tutti di sé e del suo blasonato festival Locomotive Jazz. Meno rilevanti a mio avviso gli Apres La Classe, ma se si pensa che hanno un fans club in Emilia … dobbiamo dare atto anche a questo.
La qualità assolutamente discutibile di tutte queste proposte, da accostare al grande ritorno della musica popolare e del palco della Notte della Taranta, ci torcono il viso di smorfie. Ma qua gli snobismi sono da tenere a bada perché si parla di epocali movimenti di costume. Non uno, ma più movimenti tettonici paralleli (anche se tenderei a dare il primato a Don Rico e soci: cosa, senza di loro??). C’è poco da snobbare.
Pecche del libro sono l’eccesso di patinatura, la mitizzazione fotografica di questi personaggi e la superficialità della trattazione, che è comunque correttissima e onesta. Mi spiego meglio: il lavoro è pure utile per una presentazione del Salento a un pubblico generico, ma alla fine la lettura risulta poi non così interessante nè stuzzicante. Rappresentazione un po’ da cartolina.
Per avere un confronto a proposito di questo, mi è capitato per le mani il primo volumetto della collana “Stile Salentino”, (2004, Stampa Alternativa) curata da Gianfranco Salvatore. L’operazione è analoga, anche se circoscritta ai generi reggae, raggamuffin, hip hop, elettronica, tutti già di sé imparentati tra loro. Siamo però già ad un altro livello. L’autore, Federico Capone, scende più in profondità nelle storie e nella sociologia musicale, allaccia nodi con l’Italia, gli Usa e tutto il mondo underground, è molto più ricco nei riferimenti, usa e conosce dall’interno il gergo e i linguaggi dei vari generi trattati. Buona lettura per chi è curioso della questione salentina.
Perdonate la lagnanza, ma resta sullo sfondo di tutto questo un po’ di personale amarezza: nessuno che si prenda la briga di scrivere un opuscolo sulle musica veramente figa che circola qui da noi e sulla sua storia, a mio avviso anch’essa avvincente, quella del popolo indie leccese, i veri marziani in Salento!

rico

5 commenti:

  1. cercheremo di farlo noi entro il 2015

    tone

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  2. ma non è "il ritmo Nel tacco"??

    tone

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  3. orcazz, e qualche refuso ci deve sempre essere!
    r

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  4. sei solo un ignorante!!!! (*s

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  5. I MARZIANI DEL SALENTO...QUEI QUATTRO SNOB CHE PENSANO DI ESSERE FIGHI..

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