lunedì 8 febbraio 2010

Jay Reatard: un grande giovane

Molti lo sanno già, gli altri lo scopriranno dopo i due punti: è morto Jay Reatard. Molti lo conoscevano già, gli altri riapriranno i due punti e si chiederanno: “e chi cazzo è?”.
Jay Reatard era il cantante dei The Reatards, meglio conosiuti come Jay Reatard. Jay era uno dei personaggi di punta della nuova scena garage punk mondiale. A 15 anni mentre noi passavamo le serate ad imparare la melodia di Come As You Are dei Nirvana su una chitarra classica comprata all’emporio, lui era già in giro per i locali di Memphis, strappato alla famiglia da Goner Records e In The Red, etichette ormai storiche del rock’n’roll da cantina made in Usa. Alcuni forse ricordano i Lost Sounds. MMM. MMM. Va bene, cliccate qui che vi ho linkati al myspace. Comunque, Jay era anche nei Lost Sounds. Era un po’ dappertutto insomma, solo che come avrete capito non gli piaceva troppo farsi notare, aspettava. E mentre aspettava arrivò la Matador, l’etichetta di Yo La Tengo, Sleater-Kinney, Soft Boys e altri nomi da rivista musicale di successo. Proprio del 2009 è il suo ultimo Watch Me Fall, suggello alla sua gavetta da indipendente.
Aveva trent’anni, credo, anno più anno meno. Era comunque molto giovane, giovane come lo siamo noi, anzi di più. Era giovane come molti di noi vorrebbero essere. Aveva quell’energia di chi riesce a bruciare le tappe fino a ricominciare da capo e bruciarle ancora, reincarnandosi più volte nel corso di un’unica vita come un’araba fenice.
E’ stato trovato morto nel suo appartamento alle 3 di notte. Cause sconosciute: così recitano le cronache.
Jay Reatard non era il mio mito e forse non lo sarebbe mai diventato. Rientra però in quella categoria di persone che riescono a cambiare la vita a tante altre persone solo grazie alla musica, evolvendosi in esempi culturali per intere generazioni.
Forse Jay non era il genio che ora molti ci vorranno far credere speculando sulla sua tomba (si dice sia già pronto l’album a cui stava lavorando). Ma chi muore precocemente lascia sempre la sua opera a libera interpretazione, come un romanzo aperto, come un accordo semidiminuito alla fine di un pezzo jazz. Per noi deciderà qualcun altro probabilmente. Forse la sua intenzione era fregarci tutti, forse c’è riuscito. Ma era d’obbligo ringraziarlo perché anche nel caso non fosse stato un grande artista è stato di certo un grande giovane.

Tone


3 commenti:

  1. Come un accordo semidiminuito alla fine di un pezzo jazz...

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  2. Bel necrologio Tone! Quando muoio ne voglio uno così.

    rico

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  3. ...di certo era una grande ascellla.

    tone

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