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mercoledì 29 febbraio 2012

Contronatura. Il festival di Odelay

L’associazione Odelay è lieta di annunciare - anche su questo blog – che quest’estate organizza un festival con i contro-cazzi. È uno dei progetti vincitori di Principi Attivi, quindi il suo valore è noto (25mila).
 Non sono noti ancora gli artisti della line up, ma si sa che saranno solo nomi di qualità, alcuni internazionali altri italiani.
Non è nota ancora la location, ma lo sarà presto.
Quello che è noto è che la grafica ce la fanno certi tizi di Lucca mooolto di stile: Bomboland, vedi il loro portfolio. È noto infine il nome del festival: Contronatura. Come questo bellissimo pezzo degli Stereolab che sempre ci hanno ispirato e sempre ci ispireranno. Seguiteci qui e su facebook cercando "Odelay". Presto altre appetitose novità!

Rico


venerdì 3 dicembre 2010

Belle and Sebastian e Stereolab: senza smalto, ma sempre pop!

Dovere di menzione per il peso del nome che si portano addosso questi due giganti dell’alternative pop.
Purtroppo anche per Stuart Murdoch e compagni è arrivato il tempo del “manierismo di se stessi” . Write about love (Rough Trade, 2010) è quello che si può aspettare da un nome, quello dei Belle And Sebastian, che è nelle cronache musicali da quasi vent’anni: niente sorprese, solo 11 pop songs che per lo più rientrano nella recente versione dei B&S, quella più “sfrontata” risalente al precedente The Life Pursuit (2006), ma che ogni tanto (come in the Ghost of Rockschool) fanno cenno alla versione 1.0, quella ultratimida magnificamente immortalata con l’indimenticabile The boy with the arab strap (1998).
Discorso analogo per altri giganti dell’indie pop, gli Stereolab, che pare siano ufficialmente al capolinea con questo albumo Not Music (Duophonic, 2010). Si tratta delle rimasuglie del precedente lavoro Chemical Chords (2008).
Da quello che leggo in giro parrebbe un’opera di dignitosissime pere cotte che hanno esaurito tutte le cartucce e che escono di scena senza colpi di teatro. Dispiace ammetterlo, forse è un po' così. Nonostante resti intatta la loro magistrale tecnica compositiva, nonostante conservino il loro istinto sperimentale - ulteriormente teso a scoprire le viscere degli anni Settanta più d’avanguardia -, nonostante la partecipazione di Bradford Cox, non troviamo più la quadratura melodica, il magico incastro che dava l’aura ai loro vecchi puzzle sonori. Eppure la lunga suite stereodelica Silver Sands - quella mixata da Emperor Machine - è qualcosa che vale ancora la pena di essere ascoltato. Eppure li ascolto ancora con gusto.
Ugualmente un inchino a entrambi.

Rico
ps: come video peschiamo un vecchio capolavoro degli stereolabili